martedì 27 aprile 2010

Giovanni Tegano, l'arresto

Le manette chiudono i polsi di Tegano e un'epoca

tratto da strill.it
Martedì 27 Aprile 2010 08:56


di Giusva Branca - Lo scatto delle manette ai polsi di Giovanni Tegano non chiude solo i braccialetti utilizzati dalla Polizia, ma, di fatto, un’epoca.

Tranne Domenico Condello classe ’56 tutti i capistorici della ‘ndrangheta reggina, di fatto, sono scesi da cavallo. Chi per morte (quasi sempre in carcere o sulla strada), chi perché nelle patrie galere, i nomi e cognomi che hanno fatto e disfatto destini e ricchezze, vita, morte ed in qualche caso brillanti carriere appartengono al passato, ad una storia che, nella sua interezza e compiutezza ancora non è stata scritta.

Piromalli, Molè, Pesce, Bellocco, Crea, De Stefano, Libri, Condello, Tegano, Serraino, Labate, Nirta, Morabito, Strangio, Commisso, Cordì Cataldo, Pelle, Iamonte: nomi importanti del gotha ‘ndranghetistico calabrese dagli anni ’70 in poi.

L’arresto del settantenne Giovanni Tegano, come detto, chiude un cerchio. Di quella ‘ndrangheta che cambiò i destini della Calabria, di quella ‘ndrangheta che inventò prima gli appalti, poi (solo qualche cosca, però), i sequestri, per ficcarsi, succesivamente, nel narco-traffico non c’è più nulla. Di quella ‘ndrangheta che tra il 1974 ed il 1991, ereditando – non in maniera incruenta – lo scettro che era stato di Tripodo e Macrì, diede vita a due sanguinosissime guerre resta solo la pioggia di ergastoli.

Ma ora, quasi spontaneamente, c’è da chiedersi come la ‘ndrangheta stessa stia cambiando pelle. Di certo anche il crimine organizzato calabrese vive un momento di grande incertezza, gli equilibri ed i rapporti di forza si spostano, l’asse degli affari, invece, si è spostato nel tempo, anche se piuttosto rapidamente, man mano che gli esponenti della vecchia guardia o i suoi eredi diretti (leggi De Stefano e Molè) cadevano sotto i colpi dei kalashnikov o delle operazioni di Polizia e Carabinieri.

Probabilmente è tempo di interrogarsi seriamente sulla struttura della criminalità organizzata calabrese; forse è tempo, anche sul piano investigativo, di osare, con coraggio, di violare le colonne d’Ercole di un assunto tanto vero in passato quanto, probabilmente, tutto da dimostrare oggi.

La struttura orizzontale e non verticistica ha rappresentato fin qui l’elemento fortemente differenziale della ‘ndrangheta rispetto a cosa nostra; potrebbe essere ora di rimetterlo in discussione. La caduta di una serie lunghissima di capi carismatici, ciascuno per la propria porzione di territorio, potrebbe schiudere le porte ad un ragionamento investigativo nuovo.

Potrebbe essere veramente molto di più di una boutade l’ipotesi ricostruttiva di una sorta di commissione interprovinciale, se non proprio di una cupola che faccia riferimento ad un numero ristretto di nuovi boss, improvvisamente detentori di un potere pressocchè infinito ma anche della responsabilità di tenere a bada territori impregnati di attività criminali rispetto alle quali in tanti, molto giovani scalpitano.

Un’ipotesi. Si, solo un’ipotesi.

Al momento.

lunedì 26 aprile 2010

liberainformazione

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Evade il boss del narcotraffico era stato detenuto in via Burla

Parma, 08.04.2010 | da Repubblica.it

Il principe del narcotraffico è evaso dalla clinica romana dove era stato ricoverato. Dal 21 febbraio 2009 Roberto Pannunzi, 64 anni, ritenuto il mediatore tra la 'ndrangheta e i narcotrafficanti di droga colombiani, era detenuto nel centro clinico di via Burla in regime di sorveglianza speciale. Poi lo scorso 22 maggio aveva ottenuto dal tribunale di sorveglianza di Bologna, competente anche su Parma, l'ammissione alla detenzione domiciliare per un anno a causa delle gravi condizioni di salute. La documentazione medica, redatta sulla base di una perizia della casa circondariale di Parma, parla di ''gravissima insufficienza coronarica in soggetto che ha già avuto un infarto e che si manifesta con episodi di angina mista''. Il Tribunale di sorveglianza indicò come luogo idoneo agli arresti domiciliari il Policlinico di Tor Vergata a Roma, adatto per un'osservazione in sicurezza di un soggetto con caratteristiche di pericolosità sociale ''pur scemata dalla grave malattia''. Il boss era stato in un primo tempo ricoverato in una clinica di Nemi, in provincia di Roma, con una diagnosi di ''cardiopatia ischemica postinfartuale'', e in seguito, quando gli atti per la concessione dei domiciliari erano già stati trasferiti al tribunale di sorveglianza di Roma, scelse di spostarsi nella clinica privata Villa Sandra, da cui è fuggito tre settimane fa. Per Pannunzi non era stato disposto un piantonamento perché non previsto nel caso di arresti domiciliari, quindi la sua fuga è stata scoperta dalle forze dell'ordine per caso, solo durante uno dei controlli periodici, il 15 marzo scorso. ''E' il sistema giudiziario, il sistema detentivo, l'ordinamento penitenziario che consentono certe cose", ha commentato Nicola Gratteri, procuratore aggiunto di Reggio Calabria e coordinatore delle indagini che portarono, nell'aprile 2004, all'arresto in Spagna di Pannunzi. "Le indagini su Pannunzi - ricorda il magistrato - si sono basate su intercettazioni ambientali e telefoniche e sul sequestro di cocaina per centinaia di chili. Nel momento in cui dimostro con la viva voce dei protagonisti che questi importavano tonnellate di cocaina in Europa, il sistema penale e processuale non deve consentire una condanna a 16 anni, ma a 30. E se il detenuto sta male si cura in carcere. Per questa tipologia di reati e di persone il ravvedimento è un'ipocrisia''. "Pannunzi - ha detto Gratteri - è legato alla cosca Macrì di Siderno, ma in realtà era un broker al di sopra dei locali di 'ndrangheta. Non era affiliato ad una famiglia, ma lavorava per più famiglie. Era uno dei grossi broker che la 'ndrangheta ha in Colombia e in Sud America e comprava partite di cocaina per più famiglie. Era su un livello superiore e aveva rapporti con la mafia, con i capi mandamento siciliani. A Palermo era di casa''. Il sospetto, adesso è che il boss sia già volato all'estero dove, dice Gratteri, ''gode di numerosissimi appoggi. Uomini come Pannunzi sono cittadini del mondo, gente che gira anche due o tre Stati nella stessa giornata. Fa parte di quella schiera di persone dove i soldi non si contano, si pesano''.

giovedì 8 aprile 2010

Maxi operazione antidroga: 63 arresti

Maxi operazione antidroga: 63 arresti: "REGGIO CALABRIA - Gli agenti della Polizia di Stato di Reggio Calabria, hanno arrestato 63 persone per spaccio di sostanze stupefacenti. Dalle indagini compiute è emerso che gli esponenti di questo gruppo dediti al traffico di droga, avevano stretti contatti con le cosche Tegano, Labate, Logiudice, Imerti e Iamonte"

mercoledì 10 marzo 2010

Corsico. Settanta chili di hashish scoperti per una multa a Molinetto

(mi-lorenteggio.com)
Erano sistemati all'interno di due valigie, nel portabagagli di un'auto parcheggiata in divieto di sosta. Valore stimato: circa 200 mila euro all'ingrosso

Corsico (10 marzo 2010) – Una multa, una semplice sanzione di divieto di sosta per pulizia strade ha permesso agli agenti della Polizia locale di Corsico, guidati da Piera Gismondi, di scoprire un vero e proprio deposito mobile di droga. Settanta chilogrammi di hashish, per un valore stimato di circa 200.000 euro,
erano stipati in due valige, all'interno di una Ford Mondeo parcheggiata lungo via Di Vittorio, all'incrocio con via Molinetto di Lorenteggio, al confine con Milano. L'auto, di color crema, appartiene a un uomo di origine marocchina, che risiederebbe a Roma. Il magistrato ha disposto il sequestro del veicolo e domani dovrebbe essere pronto il decreto per la distruzione della droga.

Il fatto è avvenuto nel pomeriggio, quando una pattuglia ha notato una vettura che aveva sul parabrezza una multa per divieto di sosta che risaliva alla settimana scorsa. Come da prassi, sono stati eseguiti accertamenti sul veicolo per verificare se risultasse rubato. Gli agenti hanno però scoperto che l'auto era aperta e per impedire che qualche malintenzionato asportasse qualcosa, l'hanno fatta trasportare nella sede del comando. Qui sono proseguite le indagini per risalire al proprietario. Quando gli agenti hanno aperto il cofano, si sono trovati davanti due valige contenenti hashish sistemato in confezioni da un chilogrammo. Ciascun sacchetto aveva al suo interno ulteriori pacchetti, pronti per essere venduti al dettaglio. Secondo gli agenti, ipotizzando un valore di mercato di circa 2.800 euro al chilogrammo, il ricavo sarebbe stato di quasi 200mila euro.

“La Polizia locale di Corsico – spiega il sindaco, Sergio Graffeo - non è nuova a operazioni antidroga, anche in collaborazione con le forze dell'ordine. Vorrei, ad esempio, ricordare i quindici chili scoperti a maggio del 2007 nell'ambito di un intervento compiuto da nostri agenti nelle campagne gaggianesi. O anche il laboratorio utilizzato per preparare le dosi in un appartamento poco distante dal ritrovamento del veicolo imbottito di hashish. O ancora l'importante risultato della Dda di Milano con la sezione antidroga del Gico che, nel dicembre 2008, scoprì un'organizzazione legata alla 'ndrangheta e dedita al narcotraffico”.

sabato 6 marzo 2010

'NDRANGHETA: SORVEGLIANZA SPECIALE PER IL PREGIUDICATO A. PALAMARA

AGI) - Ventimiglia (Imperia), 5 mar. - Il tribunale di Imperia, su richiesta del procuratore di Sanremo Roberto Cavallone, ha disposto la misura della sorveglianza speciale nei confronti del pregiudicato calabrese Antonino Palamara, 70 anni, ritenuto molto vicino alla cosca Piromalli della 'ndrnagheta di Reggio Calabria. Palamara ha numerosi precedenti per traffico di armi di droga e negli anni '90 venne condannato ad 11 anni di carcere per una vicenda di stupefacenti. Nel 2008, venne arrestato, nel corso di un operazione dei Carabinieri, perche' trovato in possesso di una pistola. (AGI) Cli/Pro/ge/sim